Le origini dell’Archivio Storico Diocesano di Reggio Calabria – Bova affondano nelle stesse radici della Chiesa reggina. La sua presenza viene citata da san Girolamo (IV secolo), al quale si ricollega l’adozione della liturgia siriaca che caratterizzò lungamente i riti in uso in città.
L’Archivio fu il depositario della Metropolia bizantina di Rhegion, conservando i documenti che decretarono il passaggio delle diocesi meridionali all’obbedienza costantinopolitana e il loro ritorno sotto l’autorità del Papato romano.
Tuttavia l’invasione araba che dal 2 al 7 settembre 1594 devastò Reggio, provocò guasti e incendi alla Chiesa madre e alle fabbriche annesse. In tale occasione il patrimonio archivistico andò disperso, come le ossa del grande arcivescovo mons. Gaspare Ricciullo dal Fosso (1560-1592), già segretario del Concilio di Trento. Di quel periodo, rimangono superstiti alcuni documenti degli ultimi anni del Presule, inseriti tra i fondi più antichi.
La riorganizzazione dell’Archivio è dovuta a mons. Mariano Ricciardi, che nel 1859 dispose il versamento degli atti della Mensa arcivescovile e del Seminario “all’archivio di Curia”.
Nel 1873 “l’archiviario”, don Vincenzo Tommasini riporta notizie sullo stato dell’Istituto. Esso ha sede “nella parte superiore ed estrema del palazzo Arcivescovile”, contenuto in sei scaffalature distinte per materie. Tuttavia si attesta la mancanza di un inventario, di un regolamento e si lamenta l’abbandono di documenti in locali adiacenti, cosicché “andarono perduti molti beni del patrimonio ecclesiastico”. Un depauperamento che proseguì con vari traslochi anche dopo il 1926, quando venne edificato il nuovo Arcivescovado.
Con lo scoppio della II guerra mondiale, le carte d’archivio furono trasferite in parte al piano terra del Palazzo e parte nei sotterranei del Tempio della Vittoria.
Il riordinamento iniziò con l’arcivescovo mons. Antonio Lanza nell’ala superstite settecentesca del Palazzo Arcivescovile. Si ebbero forti impulsi nel 1956 quando, sotto mons. Giovanni Ferro, il sacerdote don Rocco Bevacqua provvide a raccogliere le unità archivistiche in 580 cartelle, poste in 18 armadi metallici.
Dal 1980 al 2010 l’Archivio è stato diretto da mons. Nicola Ferrante, dal 2011 al 2022 dalla dr.ssa Maria Pia Mazzitelli. L’attuale direttore è Padre Pasquale Triulcio.